“Gustavo III”, la versione primigenia de “Un ballo in maschera” presentata al Festival Verdi 2021 sotto la direzione di Roberto Abbado, è ora disponibile in CD/ DVD/Blu-Ray Dynamic.
Per i compositori dell'Ottocento i rapporti con la censura furono talvolta problematici. Accadde anche ad un autore di successo come Verdi: due sue opere, in particolare, vissero in tal senso un cammino tribolato: Rigoletto e Un ballo in maschera.
Per quest'ultima, destinata al San Carlo di Napoli ed ultimata ai primi del 1858 sulla base d'un libretto ambientato alla corte svedese del re Gustavo III, i veti censori sorsero per il regicidio in scena, evento categoricamente improponibile all'epoca.
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Per cui, passando per la versione di Una vendetta in dominò, si dovettero man mano spostare l'ambientazione da Stoccolma a Stettino, infine a Boston, e cambiare cariche ed alcuni nomi. Il protagonista da sovrano venne declassato a duca, infine a governatore; via via discendendo con gli altri personaggi. sino a giungere al Ballo che conosciamo, proposto a Roma nel febbraio 1859.
La musica, però, non conobbe che minimi mutamenti, tanto che Philip Gossett e Ilaria Narici (che ha curato poi l'edizione critica Ricordi/University of Chicago) decisero un paio di decenni fa di tentare un recupero del Gustavo III che Verdi aveva in mente per Napoli.
Un recupero portato alla prova del pubblico
La prima proposta scenica di questa ipotetica ricostruzione risale all'ottobre 2002, all'Opera di Göteborg in Svezia, diretta da Maurizio Barbacini e subito fissata in due CD Dynamic. Registrazione di notevole interesse documentale, ma che pativa la debolezza degli interpreti. Poi nel gennaio 2004, fu presentata proprio al San Carlo con cantanti ben più all'altezza del compito, concertata stavolta da Renato Palumbo.
Giunge ora nei negozi in triplice veste (CD, DVD e Blu-Ray Disc ancora della Dynamic) il Gustavo III offerto dal Festival Verdi di Parma 2021, proseguendo nella meritoria riproposizione del Verdi 'dimenticato'. Operazione in origine affidata ad un regista audace e trasgressivo, ma nel contempo colto, versatile ed intelligente quale Graham Vick. Il quale purtroppo ci ha lasciati all'improvviso, lasciando il progetto solo abbozzato. Le sue idee ed i suoi appunti, ripresi e sviluppati da Jacopo Spirei, confluirono al Teatro Regio di Parma in uno spettacolo stimolante e di grande impatto visivo, che sollevò molte discussioni e scandalizzò non pochi spettatori. Anche quando venne diffuso, qualche tempo dopo, da RAI 5.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Amore, tradimento, morte
Il tema predominante di questa regia a quattro mani non è difatti solo quello del tradimento e della Morte, livida e spettrale presenza rappresentata in scena dalla statua d'un funebre angelo bronzeo. Ma anche quello quello d'una famelica, multiforme sessualità, vissuta da tutti nelle forme più ambigue e pensabili, persino da equivoche dame barbute; giungendo non solo a calcare la mano sul ruolo en travesti di Oscar, ma persino a rappresentare Ulrica nelle vesti di tenutaria d'un bordello per disinibiti marinai.
Delle cui prestazioni, peraltro, godono anche i complottisti Ribbing e Dehorn. Una visione drammaturgica di grande attrattiva, sospinta dalla dichiarata eppur ben dosata trasgressività; e che trova sponda negli sgargianti costumi di Richard Hudson – sua anche la scenografia, che relega il coro in alto, disposto a semicerchio - con aperte evocazioni di film quali La caduta degli dei, Cabaret, The Rocky Horror Picture Show, Querelle de Brest .
Direttore e orchestra al top, con un cast ben combinato
Un ruolo ancor più importante, in queste ultime pubblicazioni Dynamic, riveste la resa in sé della partitura, a partire dalla teatralissima guida musicale di Roberto Abbado, coadiuvato da un'Orchestra Toscanini in stato di grazia, duttile ai suoi comandi, che 'canta' entusiasta e entusiasmante (alla piccola Orchestra Rapsody spettano gli interventi in scena). Una concertazione in ogni momento ammirevole, sapiente e precisa, serrata, tesa e volitiva; ora pervasa da lampi luminosi, ora da lividi riflessi metallici, là dove il climax si fa più tetro e spettrale. Una scelta di dinamiche sonore e di tempi sempre adeguata, porta poi in palma di mano gli interpreti, tanto singolarmente quanto negli insiemi.
Piero Pretti (Gustavo III), non solo centra il personaggio, nei suoi meandri melanconici, ma supera agevolmente l'ostica parte con baldanza e luminosità vocale, e con varietà ed accortezza di fraseggio. Anna Pirozzi, arrivata all'ultimo ed imparato di corsa un testo per lei nuovo, riesce comunque a consegnare una Amelia indimenticabile: struggente e credibilissima nel carattere, padrona dell'intera tessitura, morbidissima e suadente nella condotta vocale. Amartuvshin Enkahbal non solo porta con sé una delle più belle voci baritonali d'oggi, ma è un Anckastrom scavato psicologicamente a fondo, vocalmente tornito nel fraseggio, nobile, eloquente, generoso e solido nell'emissione. Anna Maria Chiuri è Ulrica di forte temperamento, ben disegnata nella linea di canto; così l'ambigua figura affidatale – grazie alla sottigliezza psicologica - affiora torbida ed eccitante al tempo stesso. Ideale l'Oscar di Giuliana Gianfaldoni, sia per la disinvolta presenza scenica - persino come inebriante bayadère degli Anni Ruggenti - sia per l'indole di versatile interprete del repertorio lirico leggero.
Nei ruoli di contorno voci tutte ben scelte: Fabio Previati (Cristiano), Fabrizio Beggi (Ribbing), Carlo Cigni (Dehorn), Cristiano Olivieri (il giudice). Prestazione impeccabile del Coro del Teatro Regio, preparato da Martino Faggiani.
La regia video, ben studiata e tecnicamente irreprensibile, si deve a Tiziano Mancini. Registrazione, editing e post produzione di Elfride Fioroni/BHaudio.